Il 31 gennaio 1948, 70 anni fa, l’Assemblea Costituente terminava il suoi lavori.

 Per ricordare questa data così importante  nella storia della nostra Repubblica, del nostro paese, ci piace proporre il discorso che un ancor giovane membro di quella assemblea pronunciò in memoria della figura di Gandhi, assassinato il giorno precedente.

L’Assemblea Costituente riconosceva così nel pensiero e nella testimonianza etica e civile di Gandhi un riferimento morale fondamentale, una esemplarità profetica, una ragione di responsabile impegno per proporre ai nostri concittadini, attraverso la Costituzione, un percorso e uno strumento di crescita umana e civile, individuale e collettiva, indirizzato a quei “valori più alti” che “l’umanità può raggiungere” quando non abdichi, in nome delle ragioni del “risultato”, del “successo”, della “forza”, alle ragioni stesse della propria umanità.

La “eroica e sublime bontà” della “grande anima” di Gandhi, al netto della retorica propria del tempo e delle circostanze, altro non ci pare che l’impegno vigile e costante a realizzare la parte migliore di ciascuno di noi a vantaggio di tutti, nessuno escluso; a cambiare il mondo come ognuno può, ma “nel rispetto assoluto” e nella promozione continua del valore di “ogni vita umana” e non umana, come cercava di fare Gandhi.

Se ha ragione Zygmunt Bauman, se fare memoria non significa semplicemente ricordare il passato, ma “prendere posizione sul corso del passato”, allora testimonianze come quelle di Gandhi o di Etty Hillesum, rievocata in occasione del “Giorno della Memoria”, possono aiutarci a fare le nostre scelte, a decidere quale sia il posto che vogliamo occupare e il ruolo che vogliamo giocare, almeno nell’ambito della nostra piccola eppure mai irrilevante storia di vita e di lavoro.

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